Piccolo ‘colpo di coda’ dell’influenza, anche tra le persone fragili che si sono vaccinate all’inizio stagione “e che ora hanno una copertura vaccinale in calo. E’ l’effetto del prolungamento, nel tempo, dell’epidemia influenzale. Di questi tempi normalmente è il clima che ci aiuta a tenere lontani i malanni stagionali, ma questi cambi repentini di temperature stanno favorendo di più i virus che noi umani”. E’ quanto sostiene Silvestro Scotti, segretario nazionale della Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg).
Negli studi dei medici di famiglia, riferisce, “registriamo un nuovo aumento di chiamate per malattie respiratorie di tipo virale, tra cui l’influenza. Il rischio è il coinvolgimento dei più fragili, anche vaccinati, per la caduta della copertura immunitaria, fisiologica dopo un certo periodo. Normalmente, comunque, la vaccinazione ‘regge’ fino a marzo perché poi ci affidiamo alla bella stagione. Quest’anno vediamo una durata lunga”. Per Scotti, oltre all’infezione e ai suoi rischi, per chi si ammala quando la copertura vaccinale si riduce c’è un altro pericolo da affrontare. “I pazienti in questo caso mi dicono: ‘Mi sono ammalato anche se ero vaccinato, quindi inutile farlo’. Convincerli a vaccinarsi l’anno successivo diventa più difficile”. “Dall’inizio della stagione, i virus influenzali di tipo A risultano largamente prevalenti (94%) rispetto ai virus di tipo B e appartengono per la maggior parte al sottotipo H1N1pdm09” spiegano nei bollettini. Tra i campioni risultati positivi da inizio sorveglianza, il 19% è positivo per Sars-CoV-2, il 17% per Rsv (virus respiratorio sinciziale), il 35% per influenza A e il 10% per Rhinovirus, mentre i rimanenti sono risultati positivi per altri virus respiratori. Tra i campioni analizzati gli ultimi 7 giorni in esame, il 3,7% è risultato positivo per Rsv, lo 0,7% per Sars-CoV-2 e i rimanenti per altri virus respiratori tra cui Rhinovirus, Metapneumovirus, Coronavirus umani diversi da quello di Covid, Adenovirus, virus parainfluenzali e Bocavirus.