Roma, 4 novembre 2020 – In Italia un bimbo italiano su sette riceve cibo inadeguato e insufficiente. Questa situazione, che può avere gravi conseguenze a lungo termine sulla salute, potrebbe essere peggiorata in era Covid. Reso noto sulla rivista Food Security, è il dato emerso da uno studio sull’insicurezza alimentare in sei macro aree italiane: Lombardia, Lazio, Marche, Campania, Puglia, Sicilia. Sono risultati più a rischio bimbi del Sud, da famiglie numerose, con genitori poco istruiti e poco abbienti. Il lavoro è firmato da esperti dell’Istituto di Sanità Pubblica dell’Università Cattolica, sotto la guida di Walter Ricciardi e Maria Luisa Di Pietro, anche grazie alla collaborazione di alcuni Pediatri di libera scelta. Secondo l’indagine – che ha coinvolto 573 bambini tra 1 e 11 anni, nati in Italia, con genitori di nazionalità italiana, seguiti regolarmente da un pediatra – un bambino su 7 vive in una situazione di insicurezza alimentare: le famiglie non sempre possono permettersi un’alimentazione sana e bilanciata e spesso il criterio di acquisto è il prezzo del prodotto, col risultato di diete poco varie e di qualità inadeguata. Inoltre, per un bambino su 5 la famiglia di appartenenza vive nell’incubo di come arrivare alla fine del mese e nella metà di questi, le famiglie non hanno realmente avuto soldi per acquistare cibo. “E il dato – spiega Di Pietro – potrebbe essere addirittura una sottostima, in quanto lo studio – unico nel nostro Paese – non è stato esteso ai sobborghi disagiati dove sicuramente sono maggiori i disagi socio-economici delle famiglie. Lo studio ripota dati sul periodo 2017-2018, per cui la situazione potrebbe essere peggiorata considerando la situazione di pandemia di Covid-19 e il forte disaggio economico che il paese sta attraversando, sottolinea la professoressa Di Pietro.
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