Roma, 8 luglio 2020 – In medicina capita frequentemente di osservare persone con disturbi non bene definiti, tanto che non è facile distinguere fin dall’inizio se si tratta di una patologia importante o di una condizione che non deve destare preoccupazione. È per questo che gli operatori sanitari (medici e farmacisti anzitutto) sono abituati a individuare, attraverso opportune domande, i “campanelli di allarme” (red flag), cioè quei segnali che possono indicare situazioni potenzialmente gravi. Un esempio: la stitichezza è un disturbo comune, il più delle volte correlato a un viaggio, a un cambiamento dell’alimentazione o all’assunzione di alcuni farmaci. Se però vi sono tracce di sangue nelle feci occorre indagare, perché potrebbe trattarsi di una malattia ben più seria. In presenza di “campanelli di allarme”, dunque, è sempre bene rivolgersi al proprio medico.
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